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Fumo di seconda mano: possibile la convivenza?

Creato il 08 agosto 2010 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Fumo di seconda mano: possibile la convivenza?Possiamo definire “fumo passivo” come “il respirare in presenza di fumo veicolato da altri”,  è il fumo indiretto che si libera  nello stesso ambiente.  Fin qui il concetto di “fumo passivo” è ben chiaro, quello che non risulta chiaro ai fumatori è il fastidio  o disturbo (annoyance) percepito dal non fumatore;

Non me ne vogliano i fumatori che traggono “piacere” dalla loro sigaretta e che  chiedono la  libertà di auto avvelenarsi, ma è giusto che sappiano che i non fumatori  soffrono la loro scelta con disturbi quali:irritazione agli occhi e al naso, starnuti, fastidio alla gola, senso di soffocamento accompagnato da  tosse e raucedine,  avversione all’odore nauseante di abiti e alito.

Fumo di seconda mano: possibile la convivenza?
La semplice richiesta o le attuali leggi a tutela dei non fumatori possono non bastare a risolvere il problema.

E’ difficile, per esempio al lavoro, imporre che non si fumi nella nostra stanza: se si convive con fumatori dipendenti è impossibile che interrompano di continuo le proprie mansioni per allontanarsi e andare a fumare in bagno o nell’atrio, ed è decisamente sconsigliato andare a far pipì in una stanza dove si sono radunati due o tre colleghi per la pausa fumo…fumare all’aria aperta non è sempre possibile, del resto anche passare accanto a chi fuma all’aperto è un’impresa dolorosa per  polmoni non abituati.

Mi rendo conto che rinunciare al “piacere” del fumo sia difficile e posso tentare di immedesimarmi e comprendere, pensando, all’eliminazione  dei dolci, ma la grande differenza fra le due cose, consiste proprio nel provare un auto piacere non nocivo e fastidioso per nessuno, consumato al solo scopo di gustare una porzione di piacere fine a sé stesso.

Fumo di seconda mano: possibile la convivenza?
Se vogliamo approfondire, il  problema principale è che  il fumatore scambia la sua “malattia”, il tabagismo, per una scelta di vita, di piacere… più o meno inconsapevole della sua condizione di vera e propria dipendenza dalla nicotina: si fuma esclusivamente per sedare i sintomi dell’astinenza  che inesorabilmente scattano tra una sigaretta e l’altra. Quel piacere che il fumatore riferisce di provare nel fumare è solo il risultato di una temporanea sedazione del malessere da astinenza, che continua a pagare alimentando il circolo della sua dipendenza dalla nicotina.

E’ chiaro il concetto di trappola? Ben lungi dal piacere dolciario, ma questa è un’altra storia.

Fumo di seconda mano: possibile la convivenza?
Altrettanto irritante e frustrante è il senso di impotenza che un non fumatore deve continuamente affrontare per cercare di sopravvivere in ambienti dove i tabagisti regnano sovrani e con l’aggravante della consapevolezza che l’unica differenza tra il rischio di ammalarsi che corre un fumatore rispetto a un non-fumatore è data dalla quantità di fumo e di nicotina che viene respirata in maniera continuativa (ma priva del piacere ad esso connesso).

È stato dimostrato che i non fumatori che vivono con i fumatori aumentano la possibilità del 20% – 30% di avere tumore o cancro ai polmoni.

Le conclusioni sono che l’uso di tabacco in tutte le sue forme è incompatibile con i non fumatori, la vera pericolosità del fumo passivo è ignorata da molti, e se risulta essere una scelta il fumare non vedo perché chi non lo fa debba pagarne le conseguenze.

Io non obbligo né impongo a nessuno il consumo di  cioccolata!

Fumare per i fumatori è un piacere…ma non scordiamoci che senza fumare NON SI MUORE.

Fumo di seconda mano: possibile la convivenza?

E per finire concediamoci una “boccata” di buonumore: Pietro e Luca si rilassano fumando distesi sulle rive di un lago. Pietro vedendo Gesù camminare sulle acque si gira verso Luca e gli fa: “Certo che questo fumo e’ proprio buono !”.

Una sigaretta è il prototipo perfetto di un perfetto piacere. E’ squisita e lascia insoddisfatti. Che cosa si puo’ volere di più? (Oscar Wilde)

 


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